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Pillole di GONNESA

Pillole di GONNESA
author
AndreaBerns
Ottobre 28, 2023

Pillole di GONNESA #1

SU BIDDIU LONGU

Is Animeddas, Su Mortu Mortu, Is Panixeddas o Su Purgadoriu sono solo alcuni nomi con il quale viene chiamata in Sardegna la notte tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre.
A Gonnesa questa particolare ricorrenza veniva chiamata “Su Biddiu Longu ” quando, i bambini passando per le vie del paese alla domanda ” Mi du fait su biddiu longu ” ricevevano in cambio frutta secca, dolci di stagione o frutta ,tutti doni fatti in memoria delle anime dei defunti. Era anche diffusa l’usanza di lasciar apparecchiata la tavola dopo la cena per le anime dei defunti nella notte tra il 1 e il 2 Novembre accendendo fuori dalla porta di casa delle piccole “Lantias’ (lanterne spesso ricavate da Arance o zucche vuote).

Pillole di GONNESA #2

IL PAESE DI GONNESA

Gonnesa è un piccolo centro di circa 5000 abitanti che sorge nel cuore del Sulcis Iglesiente, ricco di storia, cultura e tradizioni.
L’attuale borgo è frutto di un progetto voluto nel lontano 1774 dall’allora Visconte Gavino Asquer che fece rifondare l’antica ‘Villa dei Conesi”.
Di quella villa medioevale oggi rimane testimone la Chiesa parrocchiale dedicata a sant’Andrea edificata in stile romanico tra il XII-XIII secolo, di cui ne conserva ancora alcuni elementi originali nella facciata. Sorge al centro del paese e domina con la sua struttura l’adiacente piazza comunale sulla quale di affaccia una bella palazzina ottocentesca sede del Comune.

Pillole di GONNESA #3

LE ANTICHE TORRI

Nel territorio di Gonnesa a partire dal 1578 si costruirono alcune torri d avvistamento e difesa: la prima il località “Punta la torre ” sul monte san giovanni, la seconda sul promontorio detto “Sa turri” a PortoPaglia dal 1598 era già operativa a protezione del Golfo, mente una che doveva sorgere a Funtanamare non venne mai realizzata.
Quando nel 1682 Gerolamo Vivaldi acquistò gli impianti della Tonnara di Porto Paglia la torre era ancora attiva, restò in funzione fino al 1770 quando danneggiata da una precedente esplosione cadde dal promontorio verso il mare.
Nel 1777 nacque così un nuovo progetto denominato “batteria radente di porto paglia ” avamposto militare armato di cannoni e guardie armate di schioppi alla sarda, fucili e sciabole. La torre restò in attività fino al 1851, anno in cui venne abbandonata. Ancora oggi i resti di questa particolare costruzione rendono unico quest’angolo di golfo.

Pillole di GONNESA #4

LA CASA COMUNALE

Era il lontano 1901 quando iniziarono i lavori per la costruzione del Palazotto comunale, vennero comprate con delibera del 1886 la casa con cortile di un certo F.Dessi per la somma di lire 5000. Il progetto di allora era molto ambizioso, prevedeva la realizzazione degli uffici comunali, i locali per le scuole, la caserma e gli alloggi dei precettori e del segretario comunale.
I lavori vennero affidati all’ingegnere Sanna Manunta che però venne esonerato dall’incarico a causa del crollo per ben due volte del soffitto della sala consiliare che, alla fine venne realizzata in travi di ferro e mattoni. Venne affrescata infine nel 1903 dal decoratore Luigi Liga di Cagliari. Ancora oggi è possibile ammirare questo bellissimo capolavoro nella sala comunale del Palazzo.

Pillole di GONNESA #5

IL MAMMUT NANO

Quando si parla di Gonnesa solitamente si pensa al suo mare, alle sue miniere e a tutto il patrimonio archeologico che è presente nel territorio meno che al Mammut… ma cosa ha a anche fare questo antico animale con il nostro paese ?
Dobbiamo tornare un po indietro nel tempo per trovare la risposta.
Era la fine del 1800 quando durante alcuni lavori per la costruzione della Linea ferrata in località “Funtana Morimenta “a Gonnssa il naturalista Luigi Acconci diede notizia del ritrovamento di uno scheletro incompleto di un Mammut della specie “Mammuthus Lamarmorai “.
Non dobbiamo immaginarlo però come un gigante, secondo le ricostruzioni doveva essere alto un metro e mezzo per circa 700-800 kg di peso. Altre tracce di questo antico animale vennero ritrovate anche in altre zone della Sardegna come ad Alghero e nel Sinis . Alcune parti del Mammut oggi sono conservati nel museo di Basilea, Cagliari e Pisa.

Pillole di GONNESA #6

LA MALEDIZONE DEL FRATE

Era appena finita la prima guerra mondiale. L’economia di gonnesa come quella di tanti altri centri dell’isola era legata allo sfruttamento minerario e all’agricoltura.
Un giorno, un frate arrivo nel paese per chiedere e raccogliere delle offerte.
Mentre girava per le vie deserte del paese incontra per caso due giovani ragazzi che forse seccati dalle continue richieste del frate o forse per noia iniziano a lanciargli contro pietre e sassi.
Accoglienza non proprio gradita dal frate che disarmato dinnanzi a tanta ostilità mentre andava via lancio una maledizone contro il paese ” Gonnesa non avrà mai nessun tipo di bene
La notizia dell’accaduto fece ben presto il giro del piccolo centro minerario creando non poco timore tra i compaesani per le possibili ripercussioni e conseguenze della maledizone.

Pillole di GONNESA #7

IL NAUFRAGIO DEL BRIGANTINO

Era il 6 dicembre del 1897, al largo della costa di Fontamare sballottato dai flutti del mare in burrasca naufragava il Brigantino Greco Costantinus.
Due uomini dell’equipaggio riuscirono a raggiungere la riva stremati e stanchi si accasciarono sulla sabbia.
La notizia arrivò subito a Gonnesa e in tanti accorsero sul posto, chi in calesse chi a cavallo.
Messi in salvo vennero portati in paese dove furono ospitati, rifocillati e dati loro degli indumenti asciutti.

Poche settimane dopo venne indetto un consiglio comunale dove alcuni gonnesini vennero encomiati e indicati come meritevoli della pubblica riconoscenza per aver salvato la vita ai due naufraghi; tra questi ci fu anche Luigi Toro, un personaggio che ricoprirà dei ruoli importanti nelle vicende della storia del nostro paese.

Pillole di GONNESA #8

IL BALLO

Dobbiamo immaginare nei secoli scorsi Gonnesa come un piccolo borgo sviluppato attorno alla Chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Andrea; la sua vita era legata dallo scorrere delle stagioni e dalle feste che segnavano i momenti di aggregazione all’interno della comunità. Il ballo era l’elemento fondamentale che più era sentito in tutte le realtà isolane: si ballava per le feste religiose, per il carnevale, per i matrimoni, la domenica dopo la messa e nelle case private.

Elemento centrale del ballo era il suonatore che con le Launeddas (strumento costituito da 3 canne di diversa misura suonate a fiato continuo ) al centro del cerchio accompagnava le persone che prendevano parte alle danze.
Molto spesso i balli erano aperti da soli uomini che danzando tra di loro sceglievano poi la donna da invitare per continuare il ballo assieme fin che il musicista non decideva di smettere di suonare.

Il ballo era quindi un elemento importante in una comunità, grazie a questo nascevano le coppie che poi si sposavano ma, molto spesso era anche fonte di liti tra i presenti che spesso sfociavano in accoltellamenti o omicidi

Pillole di GONNESA #9

IL CULTO DI SAN ROCCO

Poco distante da Gonnesa si trova la piccola frazione mineraria di Terras Collu ormai in stato di completo abbandono.
Questi piccolo centro si sviluppa nel periodo dell’epopea mineraria sarda quando il carbone era un forte traino per l’economia locale e non solo.

Intorno ai primo decenni del 1900, venne edificata al centro del villaggio una piccola chiesetta dedicata a San Rocco per volere del padrone del fondo “Mirarchi ” .
Venne costruita in stile neogotico con un unica navata e con abside attorno all’altare in pietra. La chiesa custodiva al suo interno il simulacro in carta pesta del santo (oggi conservato nella chiesa di BacuAbis).

Durante la seconda guerra mondiale l’edificio venne occupato dai militari e quindi sconsacrato.

Al termine della guerra ci furono diverse richieste da parte del sindaco di allora Cesira Serra di recuperare l’immobile ma, nonostante tutti gli sforzi la chiesetta non venne mai restaurata e adibita a Lugo di culto; ancora oggi resta li in memoria dei vecchi fasti del piccolo borgo in attesa di un suo recupero.

Pillole di GONNESA #10

QUELLA VECCHIA STRADA FERRATA

La stazione di Gonnesa venne realizzata negli anni venti del Novecento nell’ambito della fase di costruzione di una rete ferroviaria a scartamento ridotto per il Sulcis-Iglesiente, il progetto venne portato avanti per conto della Ferrovie Meridionali Sarde.

I lavori della linea e della stazione vennero eseguiti tra il 1923 ed il 1926, ed entrambi furono inaugurati il 13 maggio 1926. La stazione, arricchita dalle decorazioni di Stanis Dessy, fu la seconda stazione in ordine cronologico a servire l’abitato di Gonnesa, vista la presenza gia dalla seconda metà del 1800 dell’omonimo impianto posto lungo la ferrovia privata Monteponi-Portovesme, su cui sino al 1920 era espletato il servizio viaggiatori.

Con l’apertura della stazione FMS si ebbe quindi il ripristino dei treni passeggeri da Gonnesa verso Iglesias e la rete sarda delle Ferrovie dello Stato, stavolta senza la necessita dello scalo a Monteponi.

Il servizio ferroviario nell’impianto continuò da allora sino al 1º settembre 1974, data di chiusura dell’intera rete ferroviaria FMS.

Pillole di GONNESA #11

IL CULTO DI SANT’ANDREA A GONNESA

Le più antiche testimonianze del Borgo risalgono al 1218 quando Gonnesa veniva descritta come “Domus ‘. Si trattava di una serie di alcuni aggregati rurali di proprietà dei Donoratico. Nel 1342 Pietro Secchi rettore della Chiesa parrocchiale di Gonnesa sulla base di alcuni documenti storici antecedenti afferma che Gonnesa esisteva in data anteriore attorno al 1053 quando lo scisma tra la chiesa greca e latina mise in subbuglio tutti i religiosi operanti in Sardegna, affermando quindi che se la chiesa fosse stata edificata successivamente non sarebbe stata dedicata ad un Santo di Culto Greco.

Sia stata o no la chiesa di un Monastero, Sant’Andrea era dotata di varie terre e di servitù, i giudici di Cagliari la ricevettero dai Monaci.
Da un immagine visiva emerge che l’impianto attuale della chiesa risale probabilmente al XIII secolo con rimaneggiamenti nei secolo successivi in particolare nel XVI e XVII che ne hanno modificato l’architettura originale .
La chiesa si presenta con un unica navata ripartita in sei campate con copertura a volta a Botte poggiata su pilastri con 3 cappelle laterali anch’esse voltate a Botte.

Un aggiunta recente nel 900 ha modificato l’aspetto della facciata con la costruzione della torre campanaria che andò a sostituire l’antica torre rotonda che venne purtroppo demolita.

La facciata principale dopo alcuni restauri hanno riportato alla luce alcuni elementi in trachite in stile Romanico.

È senza dubbio uno degli edifici più antichi e rappresentativi del nostro paese.

Pillole di GONNESA #12

Foto di Fabrizio Pinna 

IL NURAGHE DI SERUCI

A pochi passi dal paese di Gonnesa, ai piedi della catena metallifera dell’Iglesiente immerso in una zona ricca di pascoli e coltivazioni a pochi passi dal mare, si erge maestoso il Complesso Nuragico di Seruci.

L’area archeologica si estende per oltre 6 ettari, composta da un Nuraghe complesso con antemurale, un villaggio di circa 200 capanne, un pozzo ed una tomba dei Giganti nella collina prospiciente al sito.
L’area venne censita alla fine del 1800 e i primi scavi videro interessate 4 capanne all’interno del villaggio, tra cui la meglio conservata quella delle Riunioni.

Gli scavi hanno portato alla luce una fortezza complessa, costituita da un Nuraghe polilobato di planimetria irregolare, che racchiude due piccoli cortili al suo interno, il tutto delineato da un antemurale turrito.

Il sito datato all’età del Bronzo finale ha avuto continuità abitativa fino all’età del Ferro con sporadiche tracce di epoche successive come quella Romana come testimoniano alcuni rinvenimenti ceramici.

Attualmente l’area archeologica è visitabile nei weekend.

Pillole di GONNESA #13

C’ERA UNA VOLTA IL CARNEVALE

Sono passati diversi anni ormai da quando i riti del carnevale a Gonnesa non si svolgono più come una volta.

Nella memoria di alcuni anziani è ancora vivo il ricordo di quei gesti, di quelle maschere e di quei riti che caratterizzavano questo periodo dell’anno. Nella tradizione locale il martedì Grasso si svolgeva il processo e la condanna a morte di Carnovali, colpevole di aver sedotto e di essere andato a letto con le donne del paese.

Un fantoccio di paglia e arbusti secchi veniva modellato a sembianza umana a rappresentare “Carnovali“ e veniva posizionato su di un carretto trainato da un asino addobbato a festa.

Il corteo preceduto dal “Prete ” percorreva tutte le vie del paese raccogliendo offerte di cibo e di vino (che venivano consumati nella piazza dopo il processo) seguito da diverse figure vestite di nero. Erano uomini che indossavano abiti da lutto femminili con la faccia sporca di carbone o fuliggine che rappresentavano le “ Donne “ di Carnovali, che si battevano il petto e urlavano di dolore per quello che stava per accadere al loro amante.

Tra di loro c’erano anche delle maschere bianche “ Sa Gattu “ una maschera fatta con un lenzuolo con il volto coperto o sporcato con acqua e farina, altri chiamati “ Mustaioni “ persone che indossavano vari indumenti di abiti diversi, e uomini con abiti festivi femminili .

Arrivati nell’attuale Piazza Asquer allora “ Pratza de is Ballus” , Carnovali veniva posizionato su di una grossa pila di tronchi e legato al palo, il giudice pronunciava la sentenza di morte tra le urla delle donne e gli insulti degli Uomini.

Morte sul Rogo era la sua pena, il fuoco avvolgeva il fantoccio di paglia riducendolo ad un cumulo di cenere pochi istanti dopo.

Pillole di GONNESA #14

il passaggio della prima automobile nella cittadina di Gonnesa - era il 1908

LA CARROZZA SENZA CAVALLI

Siamo nella Gonnesa del 1908, quando un giorno per le vie del paese la voce del banditore dopo due colpi di trombetta annunciava “Questa sera passerà in Gonnesa una carrozza senza cavalli, chi vuole vederla si riversi lungo la strada principale, si pregano le mamme di ritirare i bambini dalle strade affinché questi non rimangano schiacciati dalla carrozza

lo scalpore fu enorme, molti gli increduli, sopratutto gli anziani i quali non riuscivano a concepire l’idea di come una carrozza potesse muoversi senza cavalli.
Nel frattempo all’ingresso del paese venne eretto un grande arco di trionfo formato da travi di legno e ricoperto da mirto e fiori di campo.

Dalle prime ore del pomeriggio quasi tutto il paese si riverso nella strada principale e dopo una lunga attesa, finalmente apparve una piccola automobile, seduto affianco dell’autista l’ingegnere direttore della miniera di San Giovanni.

Questa apparizione provocò un immenso scalpore seguito da uno scrosciante applauso, che si placò solo quando la piccola auto scomparve in fondo alla strada lasciando dietro di se una nube di polvere.

Pillole di GONNESA #15

abbigliamento tradizionale di Gonnesa

L’ABBIGLIAMENTO TRADIZIONALE A GONNESA

Come nel resto della Sardegna, l’abito tradizionale a Gonnesa  andava a  ricoprire una funzione ben più complessa del semplice “coprirsi”.

L’abito diventa un elemento di riconoscibilità e distinzione e viene curato e custodito con grande cura. Le occasioni festive, di gala e la condizione di lutto sono i momenti nei quali l’abito si struttura secondo regole rigide e  non scritte.

Abiti  che coprono, riscaldano, ma soprattutto modellano  la fisicità di uomini e donne. La festa è l’eccezione, a questo evento si indossa  l’abito di gala che stringe e costringe i corpi, li ricopre di colori vivaci, comunica  attraverso i copricapo  la posizione sociali, consentendo varie gradazioni del “lusso”, dichiara lo stato civile dell’individuo, distingue coloro che, per lutto, sono socialmente impossibilitati a godere pienamente della festa.

Il primo grado del “lusso” è dato dallo stato di conservazione e dalla pulizia dei capi (per questo si prediligevano stoffe dai colori accesi ); il massimo livello è quello dell’abito nuziale, veste di gala per eccellenza, che dopo le nozze viene indossato solo in occasione delle principali solennità religiose come matrimoni e battesimi.

l’elaborazione sociale del lutto e i loro abiti mostrano varianti molto  significative; le principali gradazioni erano quelle  del Lutto, lutto stretto e mezzo lutto sulle quali vengono diversamente modulate le regole sociali e di conseguenza quelle vestimentarie.

Anche i più piccoli vestivano secondo la moda locale, dalla loro nascita indossavano vesti  di cotone colorato  chiamate “ sa bambinedda “ dai diversi tagli  e colori, lunghe in modo tale da coprire l’intero corpo del bambino fino ai piedi coprendo il capo con una cuffia chiusa sotto il mento.

Le Donne più che gli Uomini erano soggette al mutamento dell’abito a seconda dei gusti della moda del momento: sete, velluti operati e damaschi del’800 lasciano il posto a stoffe e a modelli più semplici nel 900, modificando l’abito sopratutto a cavallo delle Grandi Guerre semplificandolo fino alla versione che ancora oggi molte donne del Sulcis Iglesiente indossano quotidianamente.

Pillole di GONNESA #16

Scuole elementari Asproni di Gonnesa

SCUOLA ELEMENTARE GIORGIO ASPRONI

L’edificio scolastico della Scuola Elementare “Giorgio Asproni” fu costruito su un costone di scisto, su un contrafforte che costituiva il punto finale di Via Conte di Cavour. Per far spazio allo stesso, l’Amministrazione Comunale di allora e del Sindaco Patrizio Piras, espropriò, dietro compenso, le casupole che sorgevano nei pressi.

L’edificio fu circondato da un muro di sostegno che delimitava lo spazio libero intorno alla struttura per formare un cortile interno con due ingressi. Fu anche acquistato un terreno attiguo per la realizzazione di un campicello sperimentale. Il caseggiato fu progettato su due piani, per rendere indipendenti le classi degli alunni che furono ospitati al piano terra, mentre le alunne occuparono il piano superiore.

In ogni piano, oltre le aule scolastiche, c’era una sala per i maestri, il vestibolo e lo spogliatoio. Per quanto riguarda le aule ne furono progettate in ogni piano due, destinate ad ospitare 58/60 alunni, due per 42 alunni e 1 per 30 alunni. La superficie del pavimento delle aule fu stabilita in modo che ogni alunno avesse a disposizione non meno di 1 m² . Al primo piano le finestre delle aule si aprono sul lato più lungo in modo che gli alunni ricevessero la luce alla loro sinistra dai grandi Finestroni. Per impedire l’umidità, il pavimento del piano terra fu stabilito a 80 cm sul piano di formazione e fu costruito un vespaio fatto di pietrame secco, lasciando apposite feritoie nei muri perimetrali e trasversali.

Si accede al piano superiore tramite una scala detta “a pozzo” che viene illuminata ancora oggi da una grande finestra. La scala in origine si presentava lastricata in marmo bianco di Carrara i cui gradini risultavano consumati dal passaggio degli alunni che alla data della consegna (1919) varcavano quotidianamente gli scalini.

Oggi si presenta ricoperta con lastre di granito. Per realizzare la scuola, il Comune di Gonnesa chiese un prestito di 100.000 Lire alla Cassa Depositi e Prestiti ed il progetto fu realizzato dall’Ing. Sanna Manunta, datato 23 aprile 1904. I lavori furono affidati all’impresa Sirigu Giuseppe, mentre il Direttore dei lavori fu l’Ing. Carta.

L’occupazione definitiva avvenne il 4 dicembre 1919. Ancora oggi fa bella mostra di sé sia per lo stile che per i particolari.

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